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La Fontana del Nettuno di Napoli: un capolavoro di arte e ingegno
La Fontana del Nettuno, nota anche come Fontana Medina, è uno dei più raffinati esempi di arte tardo manierista a Napoli, frutto di una perfetta sintesi tra architettura e scultura.
Realizzata in marmo bianco di Carrara e arricchita da decorazioni in bardiglio, la fontana presenta una composizione complessa ed elegante, che richiama i modelli “a isola” con pianta polilobata.
La sezione inferiore si apre con ampie vasche curvilinee, intervallate da scalinate radiali che conducono al livello superiore, animate da leoni scolpiti intenti a trattenere gli stemmi della città di Napoli e delle famiglie nobili committenti.
Dalle fauci dei leoni sgorga l’acqua, che scivola dolcemente nelle vasche sottostanti.
Al livello mediano, una balaustra movimentata da sfere e pilastri torniti racchiude una vasca circolare. Un lato ospita una magnifica epigrafe latina, incisa su una lastra a forma di pelle di leone distesa, omaggio alla magnificenza dell’opera e dei suoi promotori.
Proseguendo verso l’alto, putti cavalcano delfini e mostri marini, generando spettacolari giochi d’acqua che animano ogni sezione.
Sopra un ruvido scoglio vulcanico si ergono satiri e ninfe, che sostengono una grande conca ornata da mascheroni grotteschi, da cui l’acqua si riversa verso i livelli inferiori, danzando tra ippocampi scolpiti con cura straordinaria.
A dominare la scena è infine la maestosa figura di Nettuno, il dio dei mari, che brandisce un tridente in bronzo, da cui si sprigiona l’ultimo, vivace zampillo verso il cielo.
Una vera e propria architettura liquida, che racconta il fasto, il mito e la vitalità di Napoli attraverso un’opera che ancora oggi incanta cittadini e visitatori.
LA LEGGENDA DELLA FONTANA
Si narra che, quando Napoli ancora si affacciava sul suo mare senza barriere, Nettuno, il potente dio delle acque, si innamorò della città.
Affascinato dalla sua bellezza, dalle onde che accarezzavano le mura antiche e dal canto dei pescatori, Nettuno decise di proteggerla.
Per sigillare il suo amore eterno, fece emergere dalla schiuma del mare una fontana miracolosa, intrecciando delfini, tritoni e creature marine in una danza di marmo e acqua viva.
Il suo tridente, piantato al centro della fontana, divenne simbolo di forza e benedizione, capace – si diceva – di calmare le tempeste e tenere lontani i pericoli dal golfo.
Gli antichi raccontavano che, nelle notti di luna piena, si potesse ancora udire il fragore della risata di Nettuno, mescolarsi al rumore delle onde e zampillare dalle bocche dei suoi fedeli delfini.
Così, la Fontana del Nettuno non fu soltanto un’opera d’arte, ma un dono divino, sigillo di un legame eterno tra il mare e la città di Napoli.